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La mia passione per i manga e gli anime è iniziata molto tempo fa, quando ancora andavo alle elementari. Inizialmente seguivo solo le serie animate perché venivano trasmesse quotidianamente nel primo pomeriggio in una fascia oraria principalmente dedicata ai bambini. Solo in seguito, con l’apertura di una fumetteria nella città in cui vivo, Pinerolo, ho appreso la bellezza dei manga. Questo particolare interesse si è successivamente esteso a tutta la cultura nipponica, dalle stampe ai bonsai, passando per le geishe; insomma, qualsiasi libro o articolo che trattasse del Giappone, suscitava la mia curiosità. Durante le medie iniziai a disegnare, dapprima proseguendo le storie delle serie che guardavo, e poi creandone di originali, arrivando ben presto a comprendere che sarebbe stata la mia strada. Infatti mi riusciva facile esprimere i miei pensieri e sentimenti con carta e matita e tale fermezza di voler diventare un’artista mi ha condotto dove sono oggi, all’Accademia delle Belle Arti.

Tutti questi anni trascorsi a divorare serie su serie, mi hanno permesso di maturare un approccio analitico e critico sia a livello contenutistico che grafico. Nel primo caso sono stati fondamentali i miei studi classici, specie le traduzioni delle versioni dal greco e dal latino, dal momento che ero obbligata ad analizzare periodi, frasi e parole nella maniera più corretta possibile, attribuendo loro il giusto significato. Nel secondo caso, credo che il fatto di essere una fumettista mi abbia aiutato a riconoscere le tecniche e i metodi usati dai mangaka ed a pormi delle domande riguardo a come compongono o narrano le vicende. Da non dimenticare, inoltre le tematiche sociologiche e antropologiche inerenti la società contemporanea che ho approfondito all’università.

Questo blog, dunque, è il frutto nato dalla combinazione di questi fattori, nonché dall’esperienza accumulata nel tempo. L’elemento da cui questo studio e riflessione hanno avuto origine è stato il notare, due anni fa, la presenza sistematica dei brand commerciali. Ovviamente questo uso era presente già a partire dalla nascita del manga moderno, ma da lettrice, come penso molte altre persone, vedevo sì i marchi, ma passavo presto a leggere la vignetta successiva, senza badarci troppo. Al contrario, come disegnatrice, amante del foto-realismo e dei virtuosismi grafici, nonché conoscitrice del pensiero di Marx e dei filosofi del Novecento, critici dell’era dei consumi, ho deciso di approfondire la questione più nel dettaglio.

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Il mio interesse primario era quello di indagare il rapporto che i manga e gli anime, che sono un prodotto di fiction, hanno con la realtà che vogliono rappresentare. L’entertainment nipponico ha sempre dimostrato di essere capace di captare i cambiamenti della società e di farli propri, adattandoli a sé e ai propri mezzi espressivi. Non a caso la nostra epoca contemporanea è segnata dal progresso tecnologico e digitale che portano sempre più velocemente ad una realtà astratta, fatta di numeri e pixel, che nonostante la sua inconsistenza, è perfettamente uguale se non superiore, specie a livello grafico, alla realtà. Il foto-realismo, la tridimensionalità e la realtà virtuali, capisaldi dell’industria dell’intrattenimento odierno, usati massicciamente nel cinema e nei videogiochi, non mancano affatto nei manga e negli anime.

Così ho pensato di creare un sito che trattasse di questo tema, ancora poco considerato. Ovviamente tutte le immagini e i riferimenti qui presi in considerazione provengono da serie che io conosco e per lo più seguo, quindi se volete farmi presente di altri manga/anime ne sarei felice.